sabato 23 marzo 2013

Hardline - Double Eclipse - Album and Cover Review

(In stretta collaborazione con ViVa Kudlak. Collegatevi tramite il link sottostante al suo blog per leggere la recensione della Copertina di Double Eclipse e siate pronti ad immergervi nel mondo dell'arte di ViVa, lasciandovi tasportare in una eclissi senza precedenti!!!)

Double Eclipse COVER Review - By ViVa Kudlak

Era il 1991 quando i fratelli Johnny e Joey Gioeli, sciolsero i Brunette, un loro progetto Heavy Metal che li vedeva rispettivamente voce e chitarra ritmica. Subito dopo lo scioglimento, i due fratelli si riunirono spesso da soli per scrivere i pezzi per un nuovo progetto, un progetto che avrebbe seguito la scia di quella rinascita Hard Rock molto in voga in quegli anni: tale progetto avrebbe preso il nome di Brothers, in segno del loro affetto fraterno.

 Il futuro però prospettò ai fratelli Johnny e Joey qualcosa di ancor più grande, quando la loro strada si incrociò in modo del tutto insolito con quella di Neal Schon, storico chitarrista dei Journey, reduce prima dal temporaneo scioglimento degli stessi Journey (1986) e poi da quello successivo dei Bad English (1991). La sorellina dei Gioeli, infatti, aveva un ragazzo e questo ragazzo si chiamava proprio Neal Schon. Quando Neal venne a sapere dei pezzi e del progetto, si propose dapprima come loro General Manager e poi chiese ai due ragazzi di diventare il chitarrista solista.
Presi dall’entusiasmo, i due accettarono e l’anno seguente, si ritrovarono ad aver pubblicato Double Eclipse, uno dei più bei album mai scritti dai Brothers, o meglio conosciuti come Hardline.

Che gli Hardline fossero particolarmente presi dal progetto, lo indicano le ben 12 tracce dell’album (più la traccia bonus di Love Leads the Way), insomma, un numero particolarmente elevato per un album di debutto.

Life's a bitch
Tra tutte le tracce dell'album non poteva esserci migliore scelta di quella che vide Life's a Bitch come pezzo di apertura. Gli Hardline si presentano al pubblico come meglio non potessero fare. L'intro della batteria seguita prontamente da un solo in cui si riconosce l'aggressività degna din un Hard Rock di mestiere, crea l'atmosfera giusta per manifestare l’imponenza di un album incredibile. E' come se ogni membro del gruppo volesse presentarsi ed esclamare: «We are the Hardline, take that!». La forte presenza di Neal Schon, il suo timbro e la sua “voce” rendono qualità e quantità ad un pezzo stupendo.

Dr. Love
Ad irrompere nell'atmosfera di Life’s a Bitch e creare quella profondità che gli Hardline in tutti i loro pezzi riescono a trasmettere sono le tastiere di Dr. Love seguiti dal solo e dal riff quadrato, semplice ed efficace delle chitarre. Qui si nota perfettamente come gli Hardline vogliano chiaramente riportare in vita quel vecchio stile anni '80, aggressivo e dirompente. La composizione generale rende giustizia a tale intento.

Love Leads The Way
Una tastiera di archi, una chitarra ritmica e un'altra chitarra in pulito rendono Love Leads the Way un pezzo incredibile, uno tra i più belli dell'intero album. La partenza è straordinaria: Gioeli compone una linea melodica della strofa in maniera perfetta e lo fa proprio sull’intro delle chitarre, e aspetta l'incalzare della batteria per poi portarsi al bridge.. Il bridge serve il chorus che è di per sé dolce e imponente allo stesso tempo.
Il solo di Neal Schon porta con sé tutto il suo timbro e la sua classe, ma il pezzo trova il suo picco più alto nella parte successiva. Dagli assoli si viene a creare un momento in cui il pezzo si ferma, s'incattivisce ed esplode : le chitarre aspettano Gioeli che con  un vocalizzo irrompe e costituisce la cornice perfetta ad una parte perfetta. 

Rhythm From the Red Car
Degno di essere considerato un pezzo di sano e purissimo Hard Rock, Rhythm From the Red Car è la massima espressione del lato più forte e marcato degli Hardline. Infatti nei pezzi degli Hardline si contrappongono sempre due caratteri: quello di Schon che tende ad essere più melodico e descrittivo, mentre quello di Joey Gioeli che protende verso riffs più grossi e possenti. L'intro è composto infatti da una sola linea di feedback e da un riff secco e incidente. La linea vocale del chorus riesce a supportare entrambe le due forti componenti. In questo pezzo gli Hardline sfoderano forza e coesione.

Change of Heart
A conferma del concetto della diversità compositiva di J.Gioeli e N.Schon, e in contrapposizione al pezzo precedente, le note di Change Of Heart sembrano portare invece gli Hardline su una scia del tutto differente. Insieme a Love Leads The Way, rappresenta uno dei pezzi migliori.
Il solo iniziale, 100% pure Neal Schon, fa immediatamente gustare l'intero pezzo. L'inizio è lento, andante, ma dal bridge si capisce subito che Change Of Heart non vuole essere la solita ballata: le chitarre distorte gelano tale atmosfera e Gioeli si inserisce con più irruenza, fino ad arrivare al chorus che è dirrompente.  

Everything
Everything è un pezzo speciale, la sua scrittura vide la collaborazione eccezionale di J .Cain, tastierista dei Journey. Un pezzo che un vero intenditore di questo genere dovrebbe ascoltare. Il brevissimo arpeggio disorto, introduce in modo perfetto la linea vocale di Gioeli che è potente ed energica. Strofa e bridge servono in modo superbo il chorus dal quale emerge maggiormente la bellezza di tutto il pezzo: lo si potrebbe ascoltare a ripetizione senza mai stancarsi. Ma ancora più incredibile è l'interlude: costruito sapientemente, è realizzato con una batteria pronta a servire le chitarre in palm mute e a concedere al solo di Neal Schon di esplodere in eleganza ed efficacia. Un pezzo da ascoltare.

Takin Me Down
Con Taking me down l'album ritorna a rivestire i suoi radicali princìpi Hard Rock, tanto che il riff iniziale sembra trascinare l'ascoltatore in un vortice scatenato. Il pezzo si presenta molto semplice nella sua costruzione, un calssico esempio di come l'Hard Rock possa essere rigido e agghiacciante allo steso tempo. La naturalezza è sempre il punto fondamentale degli Hardline che anche in questo caso si comportano molto bene, senza eccedere in particolari virtuosismi.

Hot Cherie.
Hot Cherie è la massima espressione del modo in cui gli Hardline concepiscano la musica e sappiano trasportare anche una semplice cover nei loro parametri compositivi, essendo praticamente conformi ad uno stile che solo loro sanno imprimere ai pezzi.
Con le tastiere iniziali gli Hardline cercano di preparare quell'atmosfera che alla canzone originale manca, concedendogli quasi un trono su cui regnare. La prima chitarra irrompe, creando forte sospance e prima di dar voce al pezzo, l'altra chitarra insiste e marca. La voce sembra dare un'espressività al pezzo davvero notevole. Il climax che porta al ritornello, s'intreccia in  modo perfetto con le chitarre. Il chorus, tutt’uno con chitarre , riff e cori, conferisce al pezzo uno spessore e una potenza che lo rendono una cover splenidida e fortemente riuscita.

Bad Taste
Con Bad Taste ancora una volta gli Hardline danno lezioni di Hard Rock, ma stavolta sporgendosi un po' di più. La batteria che carica groove con cassa e rullante e la chitarra che lentmente scorre il plettro sulle corde, fanno intuire che il pezzo sarà qualcosa di ben più particolare del solito. Il riff bello e funzionale si lega perfettamente al concetto che il pezzo vuole comunicare. Solita strofa, solito bridge ma stavolta il chorus viene preceduto da un fantastico interlude stilitico Schon-Gioeli che rende il pezzo del tutto caratteristico. Nella miscela esplosiva di suspance e parti solistiche emerge anche la potenza e la bravura di Deen Castronovo, che diventerà molto caro a Schon.

Can't Find My Way
Can't Find My Way si presenta non come la solita Rock Ballade, ma sembra essere più un modo di uscire dai parametri di quel concetto di "rock duro", e crea, come Love Leads the Way, un profondo taglio con i pezzi precedenti. La vena compositiva di Neal Schon che segue una linea propria, regala a questo pezzo l’opportunità di esprimersi al meglio delle proprie possibilita. Dalle prime note del solo iniziale inatti è possibile subito intravedere la bellezza che si potrae per tutto il resto del pezzo.
 Il punto più alto e più intenso è dato proprio dal solo di Schon che sembra costituire una strofa a sé: semplice, lungo e intenso chiude il pezzo in modo magistrale.

I'll Be There
Cavallo di battaglia di Double Eclipse, I'll Be there è di sicuro il pezzo in cui gli Hardline immettono maggior spirito di collaborazione, attraversando una serie di tecniche compositive eccezionali. La sequenza di accordi maggiori immerge l'ascoltatore in un mondo del tutto differente dal resto, insieme alla batteria che a colpi di rullante dà al pezzo cadenza ed energia. La linea corale che segue e che si ripete poi durante tutto il pezzo, crea subito una forte interezza e logica. Ancora una volta negli interludes solistici la coppia Schon-Goieli regala esperienza, unione e fusione.

31-91
Che l'imponenza di Neal Schon sia una componente enrome negli Hardline si vede proprio dalla consapevolezza di quest'ultimo di potere e volere contribuire anche da solo alla scrittura dell'album regalando un interlude di piacevole melodia e notevole intensità attraverso la voce la sua chitarra acusitca. 31-91 si ritaglia quindi un suo importante spazio nell’intero album.

In The Hands of Time
Non poteva esserci modo migliore per chiudere un album stupendo se non con un pezzo altrettanto stupendo:In The Hands of Time rappresenta un altro capolavoro degli Hardline, un pezzo che abbraccia il concetto dell'infinità del tempo e lo traduce in musica senza eccedere o sminuirlo. L'intro si presenta in maniera eccezionale: con una chitarra in arpeggio accompagnata da una serie di violini che si intrecciano e sorreggono il solo acustico. crea un legame infinito tra il pezzo e l'ascoltatore. La linea vocale incattivisce tale atmosfera senza farle perdere bellezza, fino ad arrivare al chorus, che inonda completamente l'ascoltatore e lo coinvolge interamente.
La continuità dell'infinito viene poi confermata dal solo di chitarra acustica e dal fading down finale.


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